Tornano in libreria le relazioni di un convegno del 2008, indetto all'interno di un importante festival dedicato al panorama musicale italiano e francese della seconda metà del secolo XX
Recuperati dal catalogo musicale di L'Epos, benemerito editore ahimè estinto, ecco tornare in libreria dopo una decina d'anni gli atti di un convegno tenutosi nel 2008, pubblicati sotto la curatela di Amalia Collisani, Gabriele Garilli e Gaetano Mercadante. Responsabili, peraltro, anche di alcuni dei saggi contenuti.
Al convegno, concepito dall'Università di Palermo all'interno di una vasta rassegna – 13 le città italiane coinvolte, 66 i concerti - organizzata dall'Ambasciata di Francia con il sussidio di Culturesfrance ed intitolata Suona francese/Festival di nuova musica, seguì la raccolta degli interventi che viene ristampata ora dall'editore Neoclassica (pag. 321 - euro 35,00. Con qualche opportuno aggiustamento, ma mantenendo il titolo originale Italia/Francia - Musica e cultura nella seconda metà del XX secolo.
Quattordici sguardi sulla musica e sulla cultura del secondo '900
Al centro dei 14 saggi sta il panorama musicale e culturale dei due paesi, che videro una feconda osmosi di esperienze e reciproche conoscenze (basti pensare ai rapporti tra Pierre Boulez e Luciano Berio) dal secondo dopoguerra agli albori del nuovo millennio.
Ma con un focus centrato su alcune figure particolari: come quella di Olivier Messiaen cui sono dedicati due interventi di Gianfranco Vinay e di Raffele Pozzi; di Darius Mihlaud, del quale Pietro Misuraca indaga il carteggio con Luigi Rognoni; di Giacinto Scelsi e di Ivan Fedele, i cui rapporti con la cultura francese sono esaminati rispettivamente da Gabriele Garilli e da Pierre Michel. E di René Leibowitz, del quale Amalia Collisani rievoca, sempre attraverso l'archivio Rognoni, la vicenda del mancato allestimento alla Piccola Scala, a metà anni '70, de Les Espagnol à Venice.
Una tendenza da indagare: lo spettralismo
Ma il nucleo di interventi forse più intrigante potrebbe essere quello che gira intorno alla corrente dello Spettralismo – il termine Musique spectrale fu coniato da Hugues Dufourt nel 1979 – attiva oltralpe grosso modo nel decennio 1975-1985, e vivacizzata da personalità come quelle di Gérard Grisey – che ne fu il capofila – di Tristan Murail, del goriziano Fausto Romitelli, di Claude Vivier e Michaël Lévinas, oltre che dallo stesso Dufourt.
Corrente esplorata, anche nei suoi addentellati nostrani, dall'introduzione di Angelo Orcalli (Spettralismo francese: una forma simbolica del Novecento), e nei saggi di Luigi Manfrin e di Gaetano Mercadante, entrambi vertenti su Grisey, il secondo nei rapporti con Sciarrino; di Alessandro Arbo sulla poetica di Romitelli; ed infine di Ingrid Pustijanac (La ricezione del pensiero spettrale in Italia) e di Giovanni Damiani (Prisma e spettri di un'idea del tempo).